Vita quotidiana popolare

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"La ricchezza culturale orale e musicale di questo territorio è sorprendente."
Pio Gravina
musicista

La vita quotidiana degli abitanti di San Giovanni Rotondo si è svolta per secoli all’interno del Centro Storico.

Nelle sue chiese si riuniva il popolo a pregare nelle occasioni di festa o nei momenti difficili. I ceri ardevano sugli altari addobbati per la sera dei Sepolcri del Giovedì Santo. In questa notte potevano tornare al paese anche i briganti e i fuorilegge costretti ad una vita di latitanza.

 Nei giorni freddi di carnevale si assisteva ai girotondi delle maschere, degli Schiavoni, del Carlucce; le strade erano pavesate a festa per la vestizione delle Madonne nel mese di agosto.

Nel mese di giugno si cominciava la mietitura del grano. All’alba i contadini erano già nei campi e arrotavano le falci con la cote che tenevano sempre bagnata in un corno appeso alla cintura con dentro dell’acqua. Si segnavano la fronte e dopo aver pronunciato ad alta voce “nome di Dio”, curvavano le loro schiene e iniziavano il taglio del grano.

Il paese era anticamente illuminato da lumi a petrolio che venivano accesi e spenti da un addetto comunale chiamato lampionaio.

Tutte le case avevano uno o due piani fuori terra e la distanza fra di loro non era superiore ai quattro metri, per cui le donne, stando in casa a sfaccendare, potevano tranquillamente conversare tra di loro o passarsi, con una canna, degli oggetti da un balcone all’altro. 

Le abitazioni avevano una o, al massimo, due stanze. Dentro c’era l’indispensabile per viverci: un lettone, una cassapanca, un tavolo, qualche sedia e qualche sgabello. In cucina i tegami, le pignate, i piatti di legno o di terracotta, le giare per le provviste di acqua e le ceste di paglia appese al muro completavano l’arredamento. 

Quando arrivava l’inverno, ci si riuniva, intorno al braciere, i vecchi raccontavano le storie di un passato lontanissimo, della guerra, di briganti e di figure fantastiche, di streghe, di folletti, di spiritelli e di lupi mannari.

Il personaggio più noto era Mamurche, un orco che abitava in caverne sotterranee; aveva membra smisurate, collo taurino e faccia barbuta. L’orco era burbero, però a volte si mostrava docile, soprattutto con i bambini più tranquilli e meglio educati.
Il Travone era un grosso drago tenebroso con il corpo di serpente, testa di grifone, artigli di leone e ali di pipistrello. Non meno temibile era lu Lupejanàre, cioè un uomo che vagabondava di notte, emettendo grida da lupo. Aveva corpo peloso e spaventosi artigli di lupo. Personaggio enigmatico era lo Scazzamurèdde, lo spirito folletto: un essere strano, dall’indole irrequieta ma non malvagia, che si palesava ai bambini quando facevano i capricci o trasgredivano alle regole. La Monaca Bianca, dagli occhi sbarrati e spiritati, di solito appariva in luoghi appartati; indossava una tunica bianca, non parlava né minacciava, ma impediva a chiunque di entrare nei luoghi a lei deputati.

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